Si sono spenti a distanza di qualche settimana due maestri del panorama artistico attuale, Cy Twombly e Lucian Freud. Diametralmente opposti per cultura, background, linguaggio espressivo e storia personale, avevano in comune, ormai da anni, il riconoscimento della critica internazionale e la fama di essere i più importanti artisti contemporanei ancora in vita. Due grandi personalità molto diverse tra loro: schivo, provocatorio e ribelle ad ogni etichetta Lucian Freud; silenzioso, riflessivo e colto, Cy Twombly. Così pure la loro arte rappresenta mondi quasi in contrapposizione. Freud ha privilegiato sempre la ricerca del vero e del reale. La sua pittura espone la prorompente fisicità del corpo con ogni piccolo particolare che l’occhio dell’artista riesce a carpire, svelandone i segni del tempo, le imperfezioni e i difetti con pennellate dense di materia e colore.
Nato a Berlino nel 1922, nipote di Sigmund Freud, dopo l’ascesa al potere in Germania di Adolf Hitler – nel 1933 si trasferì nel Regno Unito con la famiglia, ottenendo in seguito la naturalizzazione britannica.
Freud fu soprattutto un ritrattista e, con Francis Bacon, il maggior rappresentante della “Scuola di Londra”: famosi nel mondo i suoi ritratti, i nudi, i volti dei suoi personaggi famosi (come la Regina Elisabetta e Kate Moss) scavati in un realismo neo-espressionista che era il suo tratto distintivo. Nelle sue opere, spesso scioccanti per la crudezza dei particolari, amava ritrarre persone che conosceva bene, i suoi amici, le sue compagne, i suoi figli.
Collega, amico, amante di Francis Bacon, che gli ha dedicato un celeberrimo Portrait: come lui Freud è un pittore della figura e la sua opera si compone quasi interamente di ritratti, autoritratti, nudi, realizzati con pennellate “sporche”, dense, con pigmenti pesanti ad alto contenuto di ossido di piombo e basso contenuto di olio, definendo così il caratteristico tono bianco traslucido delle sue raffigurazioni.
E’ un figurativismo, quello di Freud, intriso di Espressionismo, con molti riferimenti alla tradizione classica nel quale risalta la totale mancanza di idealizzazione, il disagio del soggetto sotto lo sguardo critico dell’artista, che raffigura con implacabile tetraggine modelli che non sorridono mai.
La figuratività di Lucian Freud svela i segreti della carne e coglie la psicologia dei suoi modelli con una tale scaltrezza ed abilità da saper impressionare lo spettatore. Memorabile, non solo per l’eccezionale quotazione raggiunta, rimane il famoso ritratto di Big Sue. “Voglio che la pittura sia carne”, era il motto dell’artista. Lo diceva lui stesso. E le sue parole si trasformavano in materia nei suoi dipinti: la crudezza dei particolari, la graffiante colorazione che dal reale sfiorava quasi l’irrazionalità della forza del vero. Un tratto deciso, espressionistico e di facile attribuzione. Uno spirito passionale, nella pittura, così come nella vita: forse esagerando, si dice che l’artista avesse avuto circa quaranta figli da numerose amanti. “Quello che mi interessa veramente nelle persone è il loro aspetto animale”, aveva più volte affermato. E infatti, nei suoi quadri compaiono molti animali, che affiancava a persone umane, in genere i suoi cari, amici o figli.
Se guardando le opere di Freud si rimane interdetti per la potente e realistica matericità dei ritratti, con Cy Twombly si intraprende un viaggio interiore fatto di spiritualità e poesia. Artista americano molto legato alla città di Roma tanto da viverci per oltre cinquant’anni, Twombly è stato definito dall’autorevole linguista Roland Barthes, ‘il pittore di scritture’. Nelle sue opere infatti, presenzia costantemente la scrittura quale gesto istintivo, veloce ed automatico che insieme agli sprazzi di colore si lega all’espressionismo astratto di Pollock e all’astrattismo delicato e soave di Kandinskij. Le opere di Cy Twomblyraccontano del passato e si mescolano al futuro generando un linguaggio enigmatico ed affascinante. Cy Twombly
Più di ogni altro artista americano, Cy Twombly “faceva da ponte tra l’Europa e l’America”. La notizia della sua morte a Roma, è stata sulle prime pagine dei siti internet europei e americani. Aveva 83 anni.
Per il Los Angeles Timesla sua opera sfocava i confini tra pittura, disegno e scrittura poetica. È Paul Schimmel, curatore del museo di arte contemporanea di Los Angeles (Moca), a osservare come facesse da ponte tra Europa e America: “Per quasi tutta la sua vita, è stato molto più celebrato in Europa che negli Stati Uniti”. Oggi, insieme a Jasper Johns e Robert Rauschenberg, viene riconosciuto come uno dei tre più importanti artisti americani emersi negli anni ’50.
Schimmel ha lavorato con Twombly per la mostra “Hand-Painted Pop ” del 1992-93 e per una retrospettiva itinerante organizzata nel 1995 dal Museo di arte moderna di New York (Moma). “Il suo lavoro era più una continuazione dell’eredità di Jackson Pollock e di Willem de Kooning e altri pittori astratti espressionisti di prima generazione… Ma ha sviluppato approcci originali”, come l’uso dell’immaginario dell’antichità classica.
Il suo “innamoramento” per l’Europa cominciò nel 1952, quando vinse una borsa di studio e la usò per viaggiare insieme a Rauschenberg, ricorda il Los Angeles Times. Gli artisti trascorsero lunghi periodi a Roma, esplorando musei e antichità, e in Marocco, dove Twombly partecipò a uno scavo archeologico di rovine romane. Nel 1957 decise di stabilirsi in Italia. “Traendo ispirazione dalla poesia, mitologia, storia e dal paesaggio italiano, cominciò a sviluppare una forma di pittura e scrittura astratta, insieme a un vocabolario metaforico”. Nel 1959 sposò Tatiana Franchetti, “artista italiana di una ricca famiglia aristocratica”. L’anno dopo nacque il figlio, Alessandro. E in Italia, da oltre mezzo secolo, passava gran parte del suo tempo. facendo anche lunghe “soste” nella cittadina di Gaeta dove non era dificile incontrarlo nei pressi del famoso BAR BAZZANTI.
Nell’arte esistono i Maestri e i discepoli; esiste chi semplicemente si lascia ispirare dai primi e chi li copia rivendicando arrogantemente la paternità dello stile.
Cy Twombly era un maestro.
Dovremmo dire È un maestro, perché la pittura a questi liveli non subisce il peso del tempo. Ma Twombly si è spento il 5 luglio a Roma, la sua seconda casa ormai da quasi quarant’anni. Dove ha deciso di essere sepolto per sempre.
Prima di essere europeo, Twombly è americano: nato a Lexington nel 1928 – il suo vero nome è Edwin Parker Jr. – durante i primi anni del dopoguerra ha avuto la possibilità di studiare alla School of the Museum of Fine Arts di Boston e successivamente alla Arts Students League di New York, dove è entrato in contatto con Robert Rauchenberg che lo ha introdotto in quella fucina di talenti che è il Black Mountain College.
Da qui in poi è storia; sperimenta spalla a spalla con altri geni del calibro di Franz Kline, Ben Shahn e Robert Motherwell, fino alla borsa di studio che lo porta nel Vecchio Continente.
Spagna, Francia e infine Italia.
Per Twombly l’arte consisteva nel ripescare dal passato e non cancellarlo in funzione di qualcosa di nuovo, del futuro; era orientato verso la riappropriazione dei segni distintivi del nostro passato, non della loro distruzione. L’artista doveva diventare un esploratore alla ricerca di reperti antichi da studiare e mostrare all’uomo contemporaneo.
Nelle sue tele è quasi sempre presente la scrittura o un suo simulacro che viene riproposta in ogni episodio accumunando l’espressionismo più puro di Kandinskij e l’informale gestuale di Pollock. Un risultato pre-graffitista che dimostra come alla base della pittura e della scrittura ci siano le medesime caratteristiche: istinto, velocità, sicurezza. Un “pittore di scritture” per citare Roland Barthes.
Osservare le sue – numerosissime – opere non è semplice; occorre molta conoscenza e molta cultura. Tra gli sprazzi di colore e le macchie, che appaiono improvvisamente sull’immensa tela bianca, si possono scorgere richiami di quel passato di cui Twombly si cibava quotidianamente: citazioni dell’antica storia romana e greca, nomi di divinità, di battaglie storiche, di luoghi sacri. Il suo talento era infinito e ha continuato ad eprimersi anche attraverso la scultura e, verso la fine, anche con la fotografia.
“Alla ricerca del tempo perduto“ di Proust è stato un ulteriore spunto di riflessione e di ispirazione per gli scatti proposti nella mostra “Le temps retruvé” per la Collezione Lambert en Avignon.
Così come le riflessioni dell’autore della Ricerca ruotavano attorno alla nostalgia del passato e al tentativo di scovare un modo per controllare lo scorrere del tempo così da potersi sottrarre ad esso, per Twombly quegli scatti, letti a posteriori, hanno il sapore di un testamento spirituale.
Una ricerca dei volti e delle amicizie che lo avevano accompagnato nel corso della sua lunga vita; frammenti raggruppati come in una retrospettiva. Un Maestro che fino all’ultimo ha preferito lasciare parlare le sue opere, quasi a volersi nascondere da un mondo che, probabilmente, non lo rispecchiava più.
Nella sua vita d’artista, ha ricevuto premi dai governi di Francia e Giappone, dalla Biennale di Venezia. “Ha visto le sue opere andare all’asta per milioni di dollari”. Tra i suoi ultimi incarichi, la pittura del soffitto di un’ampia galleria di sculture di bronzo al Louvre di Parigi (La Salle des Bronzes).
“Artista celebrato ed enigmatico”, lo definisce la Cnn. La morte di Twombly è stata annunciata negli Stati Uniti dalla Gagosian Gallery, che rappresenta le sue opere negli Usa e nel mondo. “Il mondo dell’arte ha perso un vero genio e un talento completamente originale”, ha affermato Larry Gagosian, dealer e proprietario della galleria.
Lucian Freud e Twombly si vedevano poco in giro, preferivano far parlare le opere più che promuovere se stessi. Forse nessuno sentirà la loro mancanza ai vernissage e ai party privati tra vip ma il mondo dell’arte ha perso due dèi dell’Olimpo e, per fortuna, la loro arte continuerà a parlare.